di Anna Moreno

È certo una bella soddisfazione essere nominata nel board di buildingSMART International, cioè nell’organismo che stabilisce le strategie di sviluppo del lavoro di realizzazione, implementazione e diffusione degli standard per l’openBIM, per tutta la filiera edile ed in qualsiasi settore.  

Mi fa piacere raccontare come ci sono arrivata per dare fiducia ai tanti giovani che spesso si sentono frustrati perché non vedono riconosciute le proprie competenze. 

Nella mia carriera in ENEA, come ricercatrice, ho avuto la fortuna di avere, tra i miei numerosi capi, Luigi Lesca che mi invitò a seguire i lavori della ISO/TC 184 relativa all’automazione di fabbrica. Allora mi occupavo di un progetto sul tessile e non capivo perché dovessi seguire questa attività che ritenevo poco stimolante. Mi spiegò che gli standard sono il confine tra il mondo della ricerca e il mondo industriale perché solo attraverso l’uso di standard universalmente accettati, il processo d’industrializzazione è possibile.  

La mia prima riunione fu a Torino dove c’erano più di 200 delegati di tutti i paesi che trattavano gli argomenti dell’automazione delle industrie più avanzate. Scoprii essere l’unica italiana e sono rimasta in pratica da sola per tutti i 25 anni che ho seguito questi lavori sull’interoperabilità dei software in tutti i settori industriali avanzati.  

Io avevo un’esperienza nel settore dei materiali maturata sia in un master negli Stati Uniti, sia in attività relative alla caratterizzazione di materiali avanzati.  

Fui accolta con molto entusiasmo soprattutto da Norman Swindells che è stata un’altra persona illuminata che mi ha guidato sulla strada degli standard per l’interoperabilità, spiegandomi che se non ci fosse stato uno standard per le viti e i bulloni non ci sarebbe stata l’industrializzazione del settore meccanico con le relative catene di montaggio.  

In effetti l’openBIM intende fornire tutti i professionisti del settore edile di strumenti per velocizzare i processi. Solo attraverso uso di standard per le informazioni, che sono centrali per l’intero ciclo di vita di qualsiasi opera edile, si potrà avere un’industria più agile, performante, senza sprechi. 

Dopo circa 25 anni di partecipazione alla ISO, persone poco illuminate, mi imposero di lasciare questa attività perché non di interesse e fui indirizzata al settore dell’efficienza energetica. Non volendo perdere questa competenza, nel 2015 fondai, con una stretta cerchia di “amici e parenti”, IBIMI. IBIMI è un’associazione di professionisti BIM che nel 2019 grazie ad un’altra persona illuminata, che purtroppo è venuta a mancare, e cioè Richard Petrie, è diventata il capitolo italiano di buildingSMART. 

Guardando al passato sono proprio contenta di non aver voluto rinunciare a questa competenza, anzi, è stato proprio grazie alla superficialità con la quale questa attività è stata cancellata che ho, anzi abbiamo, raggiunto la posizione attuale nel panorama internazionale.  

Ho in pratica sfruttato le competenze acquisite nei settori avanzati, in quello edile dove il BIM si stava diffondendo. Grazie anche alla competenza dei quasi 200 soci che hanno accolto la sfida dell’industrializzazione del settore edile, il capitolo italiano è subito diventato uno dei capitoli più attivi e i progetti dei nostri soci sono stati più volte riconosciuti tra i migliori nel prestigioso award di buildingSMART International. Tutto ciò ha fatto sì che si creasse un clima di fiducia intorno al mio nome, per cui sono stata proposta ed eletta nel board di buildingSMART International.  

Ho subito avuto due incarichi: il primo quello di valutare, all’interno di una commissione ristretta, il CEO che dovrà sostituire Richard Petrie; l’altro come membro del “accelerating project” che ha come obiettivo quello di fare in modo che il know-how sviluppato da tutti i capitoli possa raggiungere chiunque nel mondo, siano professionisti, piccole e grandi imprese, o committenze.   

Mi auguro che tanti ancora si uniscano a noi per trovare soluzioni a tutti quei problemi di interoperabilità che ancora oggi ostacolano la vera digitalizzazione dell’industria edile nazionale.